La macchina fotografica è stata indubbiamente una delle invenzioni più rivoluzionarie della storia e le sue origini sono davvero molto antiche.
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Da Aristotele alla camera oscura
Già intorno al 350 a.C. Aristotele descrisse nelle sue opere la sensibilità di alcune sostanze alla luce e la possibilità di creare ombre utilizzando un fuoco posizionato dietro le spalle del soggetto, mentre nel XI secolo lo scienziato persiamo Ibn al-Haytam fu il primo a parlare della camera oscura. Tale concetto venne poi ripreso da Leonardo Da Vinci intorno al 1520. Negli anni a seguire il principio della camera “obscura”, così definita da Keplero, fu approfondito ulteriormente studiando il comportamento dei raggi luminosi che, attraversando il foro presente su una parete, consentivano di proiettare sul muro opposto l’immagine capovolta.
Dalla camera oscura alla nascita ufficiale della fotografia
Il XVII secolo fu un periodo determinante per la creazione della futura macchina fotografica. Arrivarono, infatti, alcune innovazioni fondamentali. La prima fu nel 1657 quando Kaspar Schott, sfruttando due cassette scorrevoli, realizzò la prima messa a fuoco. La seconda svolta si ebbe nel 1676 quando Johan Zahn ideò la prima “reflex”, collocando uno specchio all’interno della camera oscura in grado di riflettere l’immagine su un vetro posizionato sulla parte superiore. Tale meccanismo consentì ai pittori dell’epoca di ritrarre i paesaggi dipingendo su una tela accostata al vetro. Dopo la scoperta della fotosensibilità dei sali d’argento e diversi successivi studi che però non riuscivano a condurre risultati concreti soddisfacenti, nel 1819 John Herschel scoprì l’azione fissativa del trisolfato di sodio sui sali d’argento, consentendo all’immagine di non scurirsi e portando così allo scatto della prima fotografia. La prima foto fu scattata nel 1827 da Joseph N. Nièpce e raffigurava i tetti che si vedevano dalla sua casa. Ma è il 1839 l’anno in cui si fissa la nascita della fotografia, quando Daguerre riuscì a fissare perfettamente l’immagine con l’invenzione di un apparecchio chiamato “Daguerreotype”.
Dalla calotipia alla prima vera macchina fotografica
Nel 1841 in Inghilterra William Fox Talbot mise a punto un procedimento definito “calotipia”, ossia la riproduzione di più copie dell’immagine da un negativo, che diventò la base della fotografia analogica. Con l’impiego del collodio come legante, tecnica ideata da Frederick S. Archer nel 1851, si acquisì anche una miglior qualità della foto che fu poi superata vent’anni dopo con l’innovativo sistema a secco realizzato da Richard Maddox. La svolta si ebbe, poi, nel 1882 con la messa in vendita del primo apparecchio fotografico con una pellicola che consentiva di scattare fino a 100 immagini.
Dalle prime foto a colori al digitale
Dopo il primo obiettivo anastigmatico e rullini più raffinati, nel 1891 Lippmanm riuscì a creare la prima foto a colori, mentre Dallmeyer brevettava il primo teleobiettivo a cui seguì nel 1895 la nascita del cinema da parte dei fratelli Lumiere, i quali alcuni anni dopo inventarono anche l’autocromo. Da quell’anno fu un susseguirsi di produzioni da parte delle aziende che diventarono ben presto leader nel settore come Kodak e Nikon e che migliorarono gli apparecchi sino ad arrivare, nel corso degli anni ’60, alla progettazione di macchine fotografiche digitali.