Quando si punta a ottenere delle meravigliose piante da appartamento, non si possono non chiamare in causa le talee. La tecnica ad esse legata, in confronto alla semina, permette di ottenere risultati in minor tempo. In cosa consiste? Nel prendere il rametto di una determinata pianta, nel radicalo e nell’aspettare che diventi una pianta autonoma.
Nel momento in cui ci si approccia al mondo del taleaggio, è necessario ricordare che alcune specie si prestano bene, mentre altre meno. Quali sono le prime? Le piante che si adattano alla propagazione tramite talea sono la sanseveria, specie che, di base, non richiede grandi abilità quando si tratta di creare la talea di partenza, ma anche l’aloe, senza dimenticare il ficus elastica e il potos.
Ideale per preservare le varietà delle piante che si hanno in casa, la talea prevede, in fase di prelievo, la scelta di un rametto. A quest’ultimo devono essere eliminate le foglie basali. Successivamente, va messo a radicare in un vaso di piccole dimensioni.
Archiviato questo step, arriva il momento della scelta del luogo dove posizionare il suddetto vaso. Il consiglio, in tal caso, è quello di orientarsi verso una zona della casa illuminata. A seconda della stagione in cui si mette a dimora la talea, potrà essere al chiuso o all’aperto.
Sempre più coltivatori casalinghi stanno scegliendo, per gestire meglio questa fase, i cosiddetti propagatori di talee, veri e propri sistemi aeroponici che ricreano il microclima adatto alla crescita dei cloni delle piante (sugli e-commerce come Idroponica.it se ne trovano diversi per tutti i gusti e tutte le tasche, con prezzi che partono da poche decine di euro).
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La lunghezza del rametto
Torniamo un attimo alla base del processo di taleaggio, focalizzandoci su un accorgimento fondamentale. Quale di preciso? La lunghezza dei rametti. A prescindere dalla specie che si ha intenzione di propagare, non dovrebbero essere eccessivamente lunghi. Se ci si ferma a 10/15 centimetri, va infatti benissimo.
Si può abbondare quando si ha a che fare con piante particolarmente legnose, come per esempio l’olivo.
Una volta definita la lunghezza del rametto e dopo averlo messo a dimora, si possono scegliere due strade. C’è chi ricorre a ormoni che stimolano la proliferazione delle radici e chi, invece, lascia fare alla natura.
Suggerimenti pratici da conoscere
Un suggerimento pratico da conoscere quando ci si approccia al taleaggio prevede il fatto di mettere a dimora un numero maggiore di rametti rispetto alle piante che si desidera ottenere. Il motivo è molto semplice. Non è detto che ogni singolo rametto diventi un esemplare autonomo.
Se si abbonda, è più probabile ottenere diverse piantine e scegliere, una volta che saranno nate, quelle che si ritengono migliori.
Il momento giusto
Fino ad ora, non abbiamo considerato una tematica di grande importanza, ossia il momento dell’anno giusto per dedicarsi al taleaggio (in gergo tecnico, per indicare questa operazione si utilizza l’espressione “eseguire le talee”). In generale, bisognerebbe evitare di procedere nei periodi più caldi e in quelli più freddi. Il culmine dell’estate e quello dell’inverno non sono il massimo per le talee.
Questo consiglio vale in generale. Se poi ci si sofferma sulle singole specie, è possibile scoprire delle raccomandazioni specifiche. Qualche esempio? La talea di rosmarino, una pianta la cui proliferazione in casa può rivelarsi molto utile per la preparazione dei piatti in cucina.
In questo frangente, il momento dell’anno perfetto per eseguire la talea è il mese di settembre. Lo stesso vale per la lavanda, una pianta aromatica fantastica quando si tratta di regalare alla casa un’atmosfera speciale.
Con l’arrivo della primavera, se la propagazione è stata ben gestita, le nuove piantine saranno ricche di germoglio. Provare per credere!